martedì 22 dicembre 2009
Biblioteca
lunedì 14 dicembre 2009
I frutti dell'odio
Complimenti, signori sepolcri imbiancati, sinistrati dei salotti-chic, rivoluzionari in servizio permanente effettivo. La vostra campagna di odio dissennato contro Berlusconi incomincia a dare i suoi frutti. Complimenti Vate Scalfari, complimenti Di Pietro, leader degli imbecilli esagitati, complimenti a tutta una sinistra che, non avendo assolutamente nulla da dire, si è ormai dedicata con pervicacia paranoica alla distruzione del Capo del Governo.Avete già ottenuto un primo tangibile risultato. Un cretino, in tutto uguale agli altri, ma degli altri un po' più cretino (pare sia in cura da anni per problemi mentali), oggi ha aggredito in piazza Duomo, al termine di un comizio, Silvio Berlusconi, ferendolo al volto. Per fortuna pare - dalle prime notizie - che non si tratti di nulla di grave, ma il gesto è di una gravità enorme, perchè grazie a voi, manica di irresponsabili gorgogliatori di idiozie, che non avete il cervello per capire che un uomo vi ha battuto,
venerdì 11 dicembre 2009
Cosa dicono loro?
ARTICOLO SENSAZIONALE USCITO IN KUWAIT(MA ‘STRANAMENTE’ NESSUN GIORNALE EUROPEO LO HA RIPRESO)
pubblicato dal quotidiano
AL-QABAS (03/12/ 2009)
VI SIETE DIMENTICATI DELLE CAMPANE DELLE CHIESE?
di Dalaa Al-Mufti
E’ successo un pandemonio dopo il risultato del sondaggio effettuato dal governo svizzero in cui la maggioranza degli svizzeri e’ risultata favorevole al divieto di costruire minareti nel Paese.
Come al solito, ci sono state delle reazioni di rabbia da parte dei nostri signori deputati, come quella espressa dal MP Tabtabaie che ha dichiarato che questa decisione non fa altro che confermare il proseguimento dello spirito di crociata in un Paese che sostiene di essere leader nel liberalismo laico.
Non so perche’ i nostri deputati fanno finta di dimenticare il laicismo ed il liberalismo nel nostro Paese e se li ricordano soltanto nei Paesi occidentali. Perche’ noi abbiamo diritto di vietare, di annullare di proibire e gli altri no?? perche’ noi possiamo permetterci di insultare e di offendere e non solo, ma di opporsi contro qualsiasi persona che non appartiene alla nostra razza o religione e se qualcuno dovesse pronunciare soltanto una parola contro di noi succede il finimondo.
Nonostante il governo ed il parlamento svizzero si sono opposti all’iniziativa, considerandola una violazione della costituzione e del principio della liberta` di espressione e della fede, e nonostante le molte critiche espresse da esponenti europei e anche dal Vaticano, oltre il 55% degli svizzeri ha votato a favore della proposta del divieto di costruire nuovi minareti. Di conseguenza si sono divulgati articoli e commenti contro la Svizzera, il suo governo e la sua popolazione; alcuni hanno fatto appello di boicottarla come era stato fatto precedentemente con la Danimarca ed altri hanno chiesto ai proprietari dei miliardi di ritirare i propri soldi dalle banche Svizzere!
La domanda che viene spontanea e’: “vi siete dimenticati che suonare le campane in Kuwait e’ proibito”??
Vi siete dimenticati delle campagne di accuse di ateismo che vengono fatte contro i cristiani che si scaturiscono (e si scaturiranno) nei quotidiani ogni dicembre?
Vi siete dimenticati delle leggi che vietano la costruzione di chiese in alcuni Paesi arabi ed in altri Paesi con molte restrizioni?
Vi siete dimenticati delle invocazioni che vengono rivolte ogni venerdi` nelle nostre moschee chiedendo a Dio di disperderli e di sterminarli??
Vi siete dimenticati delle “Fatwa” - che vengono “regalate a Natale” dai nostri deputati - che proibiscono di fare gli auguri ai cristiani per le loro feste?
Vi siete dimenticati della legge che vieta la concessione della cittadinanza ai non musulmani, e della quale ci vantiamo di essere il primo Paese che la decretata?
La decisione degli Svizzeri e’ razziale ed estremista, ma il razzismo e’ lecito a noi ed e’ illecito a loro? Possiamo noi avere la liberta` di proibire, di vietare e di decretare cio` che vogliamo nel nostro Paese, mentre loro devono per forza rispettare noi, la nostra religione e le nostre leggi?
Gli Svizzeri hanno soltanto detto stop a nuovi minareti e non hanno messo un freno alla liberta` di frequentare le moschee, di pregare e di praticare la religione islamica.
giovedì 10 dicembre 2009
Integrazione
1) cominciavano col fare proprie ed obbedire a tutte le leggi dell'Impero
2) entravano a lavorare nell'Impero e per l'Impero
3) si convertivano al Cristianesimo
4) quindi diventavano cittadini dell'Impero e abbandonavano molto volentieri le proprie origini
Oggi chiamano integrazione questa qui:
1) si tengono le loro leggi sul nostro suolo e disobbediscono alle nostre
2) lavorano da noi per finanziare un programma di invasione tramite i grembi delle loro donne e per distruggere la nostra identità culturale e statale per sostituirla con la loro
3) pretendono che siamo noi a convertirci alla loro falsa religione e trovano anzi la complicità dei nostri (anche chierici) che fanno di tutto per dar loro spazio ed edifici per costruire aguzze case di "religione", terrorismo, infibulazione (vietata per la nostra legge), e diffusione delle loro pratiche religiose barbariche e violente
4) trovano degli utili idioti che vogliono dar loro la cittadinanza, talchè, tramite il meccanismo democratico, presto riusciranno a trasformare i nostri stati in repubbliche della loro falsa religione.
L'unico modo per andare avanti davvero è innestare immediatamente la marcia indietro.
lunedì 30 novembre 2009
Un libro di cui ho curato la pubblicazione
Senza una corretta metafisica è ovvio che si dicano, si facciano e si insegnino sciocchezze. Questo splendido libro, un autentico capolavoro, aiuta grandemente ad orientarsi in maniera salda nel pelago delle opinioni.
domenica 8 novembre 2009
Smania pedagogica
martedì 13 ottobre 2009
La religione comunista
Un riconoscimento graditissimo
Umanità è piangere senza vergognarsidi Giacomo Carioti (Distampa)
Ci sono in Italia dei fenomeni editoriali che smentiscono tutti i luoghi comuni sulla mancanza di libertà, sull’eccesso di conformismo, sulla assenza di alternative alla bassa mercificazione della cultura. Uno di questi fenomeni è certamente rappresentato dalla casa editrice di Verona “Fede & Cultura” (www.fedecultura.com). Un fenomeno, perchè -comunque la si pensi, sul piano politico , artistico o filosofico- in uno scenario dominato dalla sempre più bassa commercialità dei prodotti culturali, questa editrice si propone di pubblicare testi indirizzati -come del resto dichiara la sua ragione sociale- alla affermazione della Fede: e più precisamente della fede popolare, tradizionale, vicina ai sentimenti spontanei ed autentici. L’obiettivo viene perseguito attraverso edizioni di grande potenzialità comunicativa, destinate alla lettura da parte di chiunque, e al tempo stesso ineccepibili sul piano dell’analisi, tanto teologica quanto scientifica, morale ed esistenziale.
Numerosissimi sono i testi che ristabiliscono la giusta attenzione ai riti tradizionali della Chiesa e della spiritualità popolare; altrettanto numerosi i libri di confutazione di molti miti contemporanei ispirati da forze negative o orientati al male, alla discordia, alla confusione. Di sicuro interesse culturale poi i testi, decisamente alternativi, di contenuto prettamente letterario, narrativo, teatrale, o di critica di costume.
Fra questi ultimi, è interessante ricordare “Bentornato Don Camillo” di Fabio Trevisan, pubblicato in concomitanza con gli anniversari di Giovannino Guareschi, un autore “epurato”, ma ciò nonostante universalmente amato. Quello di Trevisan è un testo teatrale, che meriterebbe la rappresentazione in scena, per la godibilità del suo svolgimento e per la profondità dei contenuti proposti con delicatezza e spontaneità. Al centro della trama, ovviamente Don Camillo con l’antagonista Peppone: ma soprattutto lo stesso Guareschi, che svela sé stesso all’interno della sua saga del “Mondo Candido”. Non manca il richiamo ai valori della cristianità tradizionale -punto fermo della casa editrice, oltre che di Trevisan- attraverso il dialogo, a volte concitato, fra Don Camillo ed un giovane prete postconciliare, chiosato dall’intervento semplice e illuminante di Guareschi, che non perde l’occasione di dire la sua, con esempi alla portata di tutti: “…una Messa all’antica, per consolare i nostri morti che, pur non conoscendo il latino, si sentivano, durante la Messa, vicini a Dio, e non si vergognavano se, udendo levarsi gli antichissimi canti, i loro occhi si riempivano di lacrime”. Una parabola che ci fa pensare, e che tutto può spiegare.
L’autore di “Bentornato Don Camillo”, Fabio Trevisan, è un imprenditore veronese, studioso di filosofia e cofondatore dei “Gruppi Chestertoniani Veronesi” che organizzano eventi spettacoli e convegni incentrati sulla figura e sull’opera di Chesterton e del suo omologo italiano Giovanni Guareschi. Ha pubblicato numerosi libri, e le riduzioni teatrali dei romanzi di Chesterton “Le avventure di un uomo vivo” e “Il Napoleone di Notting Hill”.
Giacomo Carioti
mercoledì 16 settembre 2009
Uomini d'allevamento - nel mercato dell'eugenetica
martedì 5 maggio 2009
Se la scuola fa male
Oggi i nostri bambini trascorrono a scuola più tempo di quello che noi genitori trascorriamo in ufficio. Ed è emergenza educativa. Ecco perché il mito del "tempo pieno" lavora contro la famiglia. E contro la Chiesa.
Sì, avete letto bene: troppa scuola può far male ai nostri ragazzi, ed è pura illusione pensare che più ore trascorse dentro l'edificio scolastico siano sempre un bene. Non è così e, in un certo senso, non è mai stato così nemmeno in passato
Primi in Europa
Ma andiamo con ordine e partiamo dai fatti. Oggi l'Italia si ritrova in testa a una classifica molto particolare: le scuole Primarie del Bel Paese - quelle che i comuni mortali e le persone di buon senso continuano a chiamare "elementari" - impegnano i bambini in una maratona di 980 ore per anno scolastico. è il dato più alto di tutta Europa. In Germania - dove la gente è notoriamente tutt'altro che pigra e men che meno ignorante - i kinder stanno in classe 698 ore. Qualche cosa come 300 ore in meno dei coscritti italiani, circa 60 giorni di differenza. La media europea per le scuole Primarie è di 755 ore all'anno, nettamente al di sotto della prassi italica. L'unico Paese con un monteore molto simile al nostro è la Francia (958), ma è notizia di queste settimane - invero clamorosa - che oltralpe si prepara una controrivoluzione dell'orario: il governo Sarkozy ha deciso di ridurre i giorni di scuola da 5 a 4, lasciando i fanciulli a casa il mercoledì, oltre che il sabato. Fra l'altro, è curioso notare che la "vacanza centrale" fu inventata proprio in Francia da Jules Ferry (1832-1893), il padre dell'insegnamento pubblico e gratuito, che volle la chiusura delle scuole il giovedì con lo scopo di "permettere ai genitori di dare ai figli un'istruzione religiosa fuori dagli edifici scolastici". Insomma: un curioso "giorno del catechismo" che nasceva dal giacobinismo francese, ma che alla fine conteneva anche aspetti positivi per la Chiesa e i cattolici.
Il caso italiano
Intendiamoci: non è detto che l'Europa sia sempre un modello, e nessuno ci obbliga ad allinearci con le abitudini del vecchio continente, che spesso sono lontane anni luce dal buon senso e dalla tradizione cristiana. Ma, in questo caso, è l'Italia a essere in errore. E a pagare un prezzo altissimo al peso enorme che la cultura marxista ha giocato - e continua a giocare - nella nostra società. Fu l'Italietta sabauda e massonica a creare un modello di insegnamento obbligatorio statale, capillare nel territorio e diffuso per ogni ceto sociale. Un modello al quale vanno riconosciuti - pur fra non poche ombre - meriti indubbi: la promozione dell'alfabetizzazione di base, da un lato, e la promozione di un'educazione della persona che, magari in chiave laica, attingeva a piene mani dalla sapienza e dalla tradizione cattolica. Una scuola da Libro Cuore di De Amicis, nella quale magari si faceva dell'anticlericalismo a buon mercato, ma non si staccavano i crocefissi dalle aule. Questo modello aveva il pregio di non pensare mai, nemmeno per un minuto, di sostituirsi alla famiglia, luogo deputato alla educazione della prole. Anche se si trattava di genitori molto ignoranti - spesso privi delle nozioni elementari che i figli invece andavano acquisendo - la scuola aveva fiducia nel padre e nella madre, all'interno di un contesto che non aveva mai messo in discussione il principio di autorità.
Tutto nella scuola, niente al di fuori della scuola Con l'Italia repubblicana le cose per un certo periodo restano immutate, fino a quando la scuola (ma non solo la scuola) viene progressivamente colonizzata dalla cultura marxista, all'interno del ben noto disegno di occupazione gramsciana del potere. Il tutto avviene sotto l'abile regia del Partito comunista italiano e nella sostanziale indifferenza del partito dei cattolici, la Democrazia cristiana. Anzi, il modello pedagogico marxista viene progressivamente assunto come valido anche in larghe fette del mondo cattolico. I "miti" della scuola progressista conquistano il cuore e la mente di politici, intellettuali, presidi di formazione cattolica. E fra questi miti, su tutti trionfa il "tempo pieno". Esso si fonda sull'idea - di impronta tipicamente hegeliana - che l'intera crescita umana e culturale del bambino debba essere guidata e gestita dallo Stato attraverso la scuola, e che il resto - a cominciare dalla famiglia - abbia un ruolo residuale, accidentale, sostanzialmente inadeguato, insufficiente. Come disse il filosofo Umberto Galimberti, columnist di Repubblica, «i genitori non sono in grado di educare i propri figli». È il capovolgimento della dottrina cattolica della "sussidiarietà", in base alla quale l'uomo, la famiglia e la società debbono essere liberi dì fare da sé tutto ciò che è buono e lecito, lasciando allo Stato il compito di intervenire solo dove il cittadino non ce la fa da solo. In questa visione la scuola non è il fulcro della crescila del bambino, ma un supporto al padre e alla madre, che non possono delegare. Per ragioni evidenti, il pensiero comunista e, in seguito, progressista e liberal-radicale, ha attaccato frontalmente questa idea, per strappare alla famiglia il timone dell'educazione dei figli. Non è un caso che la pur discutibile "Riforma Moratti" avesse introdotto la "straordinarietà" della scuola al pomeriggio, e che invece l'attuale Governo di sinistra abbia reintrodotto trionfalmente il "tempo pieno".
Più scuola, meno famiglia: in fuga dalla fede
In questo processo di tragica spoliazione, la cultura di sinistra è stata supportata da fette importanti del mondo cattolico, che ha creduto di aiutare la famiglia e soprattutto le fasce meno abbienti della società con un sistema scolastico ispirato all'idea del "parcheggio prolungato": più tempo i figli stanno in classe, e meno sono esposti ai pericoli del mondo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: i famosi "pencoli" - che prima attendevano i nostri figli per le strade, come la droga o la devianza o il bullismo - adesso sono entrati trionfalmente nella scuola, che non sa come (e talvolta nem-meno vuole) reagire. Parole come ordine e disciplina, concetti come fede e pudore, sono stati defenestrati dai contenuti educativi, per essere rimpiazzati dall'ambientalismo e dal pacifismo. Un tempo il bambino imparava dal maestro laico dello Stato sabaudo il valore del sacrificio e il saluto alla bandiera del re; oggi il pupo si erudisce sulla raccolta differenziata e si inchina davanti alla bandiera arcobaleno. Non solo: imbottendo le liste dei docenti di Stato di uomini e donne di sinistra - oggi traghettati sulle sponde di uno squallido nichilismo gaio pansessualista - si è giunti a capovolgere la positività originaria del tempo trascorso in aula. Per cui oggi - salvo lodevoli eccezioni - più tempo il figlio trascorre in aula, più ideologia conformista assorbe. Meno resta in famiglia, meno educazione riceve, meno è introdotto in un cammino di fede cattolica,
Una scuola a misura di adulto
A dar manforte all'idea totalizzante di scuola ha contribuito il modello di sviluppo capitalistico, esploso in Italia con il boom economico degli anni Sessanta. Occorreva spingere le donne fuori dalla casa, e convincerle non solo della legittima opportunità, ma addirittura della doverosa necessità di lavorare in fabbrica o in ufficio, abbandonando le tradizionali incombenze femminili, soprattutto educative e assistenziali. Questa strada ha prodotto spesso nelle madri lavoratrici dolorose lacerazioni - in realtà il lavoro va ad aggiungersi agli impegni domestici - e ha incentivato ancor di più l'idea di una scuola per tutto il giorno, tutti i giorni. Affiancata dal mito che "più asili nido aiutano la famiglia", cavalcato ancora una volta dai governi progressisti, con il beneplacito di cattolici un po' ingenui. Il risultato è che oggi noi abbiamo a che fare con modelli scolastici che non sono pensati per il bene dei nostri figli, ma - riconosciamolo - per i comodi degli adulti: da un lato, l'interesse della corporazione sindacale degli insegnanti, che ottenne ad esempio l'assurda riforma dei tre maestri per classe, al solo scopo di salvare posti di lavoro; dall'altro, i bisogni dei genitori, effettivamente costretti non di rado a lavorare entrambi. Certo, uscire da questa situazione non è facile. Ma, almeno, riconosciamo qual è il vero bene per i nostri bambini. Che cosa c'entra tutto questo discorso con l'apologetica e con la fede cattolica? Beh, un giorno fu proprio Gesù a dire: «Lasciate che i bambini vengano a me». Se la scuola li allontana sempre più dal Maestro buono e dai genitori, c'è davvero qualche cosa che non funziona.
Ricorda: "So che nel nostro mondo pluralista è difficile avviare nella scuola II discorso sulla fede. Ma non è affatto sufficiente che i bambini e I giovani acquistino nella scuola soltanto delle conoscenze e delle abilità tecniche, e non i criteri che alle conoscenze e alle abilità danno un orientamento e un senso. Stimolate gli alunni a porre domande non soltanto su questo e su quello - cosa buona anche questa - ma a chiedere soprattutto sul "da dove" e sul "verso dove" della nostra vita. Aiutateli a rendersi conto che tutte le risposte che non giungono fino a Dio sono troppo corte». (Benedetto XVI, Omelia per la celebrazione dei Vespri, Monaco, 10 settembre 2006).
Mario Palmaro (da Il Timone)
martedì 17 marzo 2009
Scomunicato ed eretico chi nega il demonio
Un interessante articolo orientativo sull'attuale situazione della Chiesa. Ho sperimentato di persona quest'eresia da parte di sacerdoti che mi sbeffeggiavano, a causa della fede cattolica nel demonio, quando distribuivo il prezioso volume di Mons. Gino Oliosi "Il Demonio come essere personale". Sottolineo quanto dice Mons. Andrea Gemma: chi non crede al Demonio è scomunicato latae sententiae ed è un eretico, anche se prete o Vescovo.martedì 10 marzo 2009
Iota unum - Romano Amerio

Iota unum
Studio sulle variazione della Chiesa Cattolica nel xx secolo
Prefazione di don Divo Barsotti
Recensione
Le parole latine nel titolo del primo volume, "Iota unum", sono quelle di Gesù nel discorso della montagna: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto" (Matteo 5, 17-18). Nel decennale della morte la Chiesa riscopre con grande fervore - dopo anni di dimenticanza e ostracismo - un suo figlio gigante del pensiero e del rigore nello studio della Chiesa pre e post-conciliare. La sua opera è una Summa di tutto lo scibile cattolico e delle variazioni che ne hanno offuscato la visibilità nel secolo ventesimo. Il nesso tra verità e amore, come si sa, è al centro dell'insegnamento di Benedetto XVI, ed è l’anima di quest’opera capace di fornire convincenti e saldi argomenti per avvalorare la fede nell’attuale clima di relativismo religioso conseguente alla rinuncia alla Verità.
L’Autore
Romano Amerio (1905-1997), filosofo e filologo di Lugano è il più rinomato studioso svizzero cattolico. Tradotta in sei lingue, la sua opera è riconosciuta come il massimo contributo all’individuazione della crisi della Chiesa nell’ultimo secolo e alla conservazione della grande tradizione filosofica tomistica. Riscoperto da “La Civiltà Cattolica” nel 2007 è il segreto ispiratore dell’enciclica papale “Caritas in Veritate”. Di Amerio Fede & Cultura ha pubblicato un inedito nel volume degli Atti del convegno a lui dedicato. Clicca sulla copertina qui sotto per informazioni.
Nota breve
L’opera magna del massimo pensatore della dottrina cattolica del secolo ventesimo
Argomento: Teologia, storia e dottrina della Chiesa Cattolica
Collana: Saggistica 28
Pagine 704
Altezza 24
Larghezza 15
Tipo di copertina: brochure
Prezzo: € 40,00 (estero e corriere 50,00) 3 copie sconto 15%
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