di Marco Respinti
Moni Ovadia sbatte la porta e se ne va. Lascia la Comunità ebraica di Milano. Si de-ebraizza. Si de-semitizza. Si de-israelizza. Non regge più il fatto che la Comunità ebraica sia… filoebraica.
Gli sta sul piloro che gli ebrei milanesi tengano per Israele. Non sopporta che il monopoliodell’ebraismo non lo detenga in esclusiva la Sinistra. Per Ovadia, infatti, è quasi un olocausto il fatto che gli ebrei della mia città vogliano - dice lui - «israelizzare» il proprio milieu. Chapeau. Era da tempo che sognavo una notiziona così, e quindi ringrazio sinceramente l’esimio teatrante. Ora infatti il quadro è assolutamente più chiaro.
Confesso infatti che, fino a oggi, mi recava un certo imbarazzo lo sfoggiare con orgoglio la miasimpateticità nei confronti del popolo ebraico e la mia amicizia con lo Stato
d’Israele (che coltivo serenamente pur criticando, con rispetto cattolico, il giudaismo religioso), il quale, avamposto dell’Occidente - leggi mondo libero e civile, pur con tutte le sue enormi magagne e stanchezze palesi - è da sempre impegnato in unaguerra terribile contro quelle forze del male che si sono votate al suo annientamento fisico, alternando allegramente un missile sparato al mattino presto sui bimbi della Galilea che vanno a scuola e un attentato contro gli odiati “cristiani” del nostro mondo e i loro “agenti” locali.
d’Israele (che coltivo serenamente pur criticando, con rispetto cattolico, il giudaismo religioso), il quale, avamposto dell’Occidente - leggi mondo libero e civile, pur con tutte le sue enormi magagne e stanchezze palesi - è da sempre impegnato in unaguerra terribile contro quelle forze del male che si sono votate al suo annientamento fisico, alternando allegramente un missile sparato al mattino presto sui bimbi della Galilea che vanno a scuola e un attentato contro gli odiati “cristiani” del nostro mondo e i loro “agenti” locali.
Mi creava imbarazzo perché tale sfoggio comportava il trovarsi oggettivamente e automaticamente in compagnia di


